Problema assai sentito nonchè diffuso in ambito odontoiatrico è quello legato all’ approccio, sia da parte del paziente che dell’odontoiatra, alla cura della parodontite comunemente identificata come “piorrea“. Oggi, per fortuna mi viene da aggiungere, c’è una maggiore sensibilità e convinzione al trattamento della stessa con un approccio volto alla salvaguardia degli elementi dentali presenti rispetto alle convinzioni del passato secondo le quali non era una patologia trattabile ma bisognava estrarre i denti rimasti o aspettare che cadessero da soli……
Ma da cosa dipende la parodontite? E’ una patologia con una eziologia multifattoriale dovuta ad una aggressione da parte dei batteri delle strutture che sostengono il dente cioè legamento parodontale e successivamente osso. Ci sono cause predisponenti e fattori di rischio come fumo, scarsa igiene orale, tartaro sottogengivale,diabete, uso abituale di alcuni farmaci, gengiviti trascurate ed una componente seppur minima di ereditarietà. Quando una o più di queste cause innesca i batteri che vivono in gran parte all’interno della nostra bocca in maniera saprofitica, ossia non patogena, questi iniziano a produrre endotossine che vanno ad aggredire i tessuti di sostegno del dente, i quali come difesa dall’evento infiammatorio scatenatosi, tendono a retrarsi causando ad un certo punto la mobilità del dente stesso.
Ad oggi ci sono molte possibilità di aggredire questa patologia sia con una buona prevenzione sia nei casi più avanzati con tecniche chirurgiche ricostruttive che attraverso l’apertura della gengiva e la rimozione del tessuto infiammatorio puntano sul riempimento della lesione creata dalla parodontite con materiali di rigenerazione che oltre a chiudere un locus patogeno potenzialmente recidivante mira ad una nuova produzione di osso e conseguentemente la stabilità dell’ elemento dentario evitandone così l’estrazione.
E’ altresì vero che un paziente con problemi parodontali non deve necessariamente […]