La necessità di sostituire elementi dentari con l’implantologia spesso si scontra all’atto del piano di trattamento con la disponibilità di supporto osseo evidenziabile tramite ortopantomografia e denta-scan esami ormai di routine per la corretta pianificazione di una riabilitazione implantoprotesica.
Nell’arcata superiore un ostacolo anatomico con cui frequentemente bisogna misurarsi è il seno mascellare una cavità situata all’interno del cranio confinante con le ossa nasali che essendo piena di aria pone un confine invalicabile per il posizionamento di impianti osteointegrati nelle regioni molari e premolari dell’arcata superiore. In genere questo spazio risulta più ampio in quei pazienti che hanno perso gli elementi dentari da un lungo periodo andando incontro alla pneumatizzazione del seno stesso e quindi si troverebbero ad avere un ridotto supporto osseo a sostegno degli impianti.
Per aumentare il volume osseo e consentire anche in pazienti con scarsa disponibilità di effettuare una riabilitazione su impianti esistono delle tecniche di rigenerazione ossea denominate rialzo del seno mascellare. Approfondiremo qui il GRANDE RIALZO DEL SENO MASCELLARE tecnica chirurgica estremamente avanzata che, attraverso il sollevamento della membrana sinusale che riveste la cavità del seno mascellare, crea uno spazio necessario e sufficiente per apporre materiale di rigenerazione ossea il quale dopo un periodo variabile tra gli otto e i dodici mesi sarà pronto a ricevere gli impianti. In condizioni particolari è anche possibile effettuare rialzo e inserimento degli impianti in un unico intervento ma è necessario avere comunque circa 6-8 mm di osso residuo per la stabilizzazione iniziale degli impianti. I materiali usati per la rigenerazione possono essere di vario tipo e la scelta è di sola pertinenza dell’ operatore in base alla sua esperienza e casistica al riguardo.
Contrariamente a quello che si è portati a credere l’intervento non risulta assolutamente doloroso, ma necessita solo di qualche accortezza in più rispetto ad altri interventi chirurgici del cavo orale ed una terapia farmacologica un pochino più elaborata data la delicatezza delle zone anatomiche interessate dall’intervento.